Forlì
06/ottobre/2015 - h. 11.55
Sarà il Tribunale di Forlì a occuparsi del caso di Stefano Rossi, cicloamatore oggi 41enne tesserato ‘Udace-Csain’ e appartenente alla società sportiva ‘Asd Artusiana Bike’ di Forlimpopoli, che nel 2011 quando partecipò alla seconda edizione de “LaPina Cycling Marathon” del 2011, con partenza e arrivo a Treviso, venne trovato positivo al controllo antidoping.
L’atleta residente a Meldola ha presentato opposizione a un decreto penale di condanna da 12.750 euro, in sostituzione di un mese e 15 giorni di reclusione, di fronte al giudice del tribunale di Treviso. Ora però a dovere decidere se il ciclista sia o meno colpevole sarà il tribunale di Forlì-Cesena. In pratica il giudice ha valutato che è impossibile stabilire dove il corridore abbia assunto le sostanze dopanti, - se è vero che le ha assunte - e dunque a occuparsi del caso dovrà essere la magistratura del paese di residenza. I fatti contestati risalgono 17 luglio 2011.
Stefano Rossi all’arrivo della granfondo trevigiana fu sottoposto ai controlli antidoping di legge che, secondo le analisi e le contestazioni degli inquirenti, portarono alla denuncia del 41enne risultato positivo alla benzoilecgonina, un metabolita della cocaina, al noretiocolanolone e al norandrosterone.
Ancora, nelle urine dell’atleta era stata rilevata anche la presenza di testosterone e dei suoi metaboliti di origine non endogena. Immediatamente scattò infatti la segnalazione alla Procura antidoping e a quella ordinaria per il reato penale. Il fascicolo venne spedito da Treviso a Roma, dove ha sede la Procura antidoping. Esaminato il caso, dalla capitale il fascicolo venne rispedito al Tribunale di Forlì, giudicato competente per territorio e poi a Treviso, dov’è stato effettuato l’accertamento. Il giudice trevigiano, però, secondo il codice di procedura, ha stabilito che dovrà essere il Tribunale di Forlì a occuparsene, nonostante la violazione sia stata rilevata durante grandfondo di Treviso.
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