Imola
foto di Gianluca Liverani
27/luglio/2014 - h. 15.57
Stessa folla e stesso successo per il recital successivo, giovedì 24, che Carusi ha tenuto con i Solisti del Teatro alla Scala e dell’Accademia di Santa Cecilia insieme: i “milanesi” Fabrizio Meloni (clarinetto) e Gabriele Screpis (fagotto) e i “romani” Francesco Di Rosa (oboe) e Alessio Allegrini (corno). In programma i Quintetti per pianoforte e fiati di Mozart e Beethoven. Una festa della musica da camera, con i cinque straordinari artisti a incantare tutti per la naturalezza e la gioia con cui hanno affrontato la difficile ma sublime bellezza dei due capolavori. Naturalezza e gioia che solo una padronanza musicale e dello strumento come la loro può consentire, e che era visibile anche nei sorrisi divertiti che durante l’esecuzione i cinque amici si scambiavano fra loro e con la direttrice artistica dell’Accademia, Angela Gidaro, seduta a fianco di Carusi nella veste inusuale di voltapagine. Due concerti memorabili, che rientravano perfettamente nella volontà dell’Accademia di dare il massimo risalto al Corso di Musica da Camera del quale Carusi è titolare. A giudicare dall’entusiasmo suscitato, il “grande pianista, musicista completo e molto colto” (secondo il giudizio di Paolo Isotta, il più celebre e autorevole critico musicale vivente), celanese di nascita e ravennate d’adozione, ha pienamente giustificato la fiducia del fondatore Franco Scala, che ha trovato in lui un altro fiore all’occhiello per la sua Accademia famosa in tutto il mondo.
M.P.
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