Rimini
01/ottobre/2014 - h. 17.45
RIMINI - Per i dipendenti dell’aeroporto, al di là di quello che sta succedendo su questi cieli, l’unica certezza è che oggi si ritroveranno in cassa integrazione. “C’è una gran tristezza, ai limiti della disperazione. Perché alla fine a pagarla, invece che i responsabili di tutta questa storia, sono sempre i lavoratori - fa notare Lorenzo Toni (Uil Trasporti) - Gli stessi che in questi mesi hanno dato il massimo per assicurare la piena operatività dello scalo, praticamente in autogestione e assicurando un risultato in attivo”. C’è aria di smobilitazione tra corridoi e aree di attesa del Fellini. E un comprensibile disorientamento. Per gli stagionali, una trentina circa, l’esperienza è già conclusa. Mentre per i contratti a tempo indeterminato con il primo di ottobre riprende la cassa integrazione straordinaria con formula flessibile. Praticamente c’è chi si ritroverà con un taglio del monte ore previsto del 50%, chi del 30%. Per qualcuno, pochi a dir la verità, non cambierà niente. La formula è la stessa sospesa quattro mesi fa, quando con la stagione estiva lo scalo ha ripreso la sua piena attività.
“D’altronde ci resta un mese...”, chiosa Toni. Ed è proprio questo, oggi, il tormento. Non sapere ancora bene cosa succederà. Che si decida per una chiusura temporanea, magari solo per un giorno, sembrerebbe inevitabile. Anche solo per consentire l’azzeramento dei contratti e ricominciare da capo con la nuova gestione. Quanto all’esito del bando di gara, con l’assegnazione provvisoria della gestione alla misteriosa cordata Air Riminum, Toni sospende il giudizio: “Aspettiamo che l’aggiudicazione della gara sia definitiva, che Enac abbia completato le necessarie verifiche. E comunque potremo esprimerci meglio solo quando sarà più chiaro chi c’è effettivamente dietro”. Il fatto che ai vincitori sia stato assegnato un risultato a pieni voti (85 su 85) da un lato rincuora i dipendenti, lasciando presagire un piano industriale con importanti investimenti anche sul fronte della riqualificazione.
“Da fare c’è davvero tanto...”, sottolinea Toni. Dall’altro però il fatto che la cordata non abbia messo nemmeno un euro (3 milioni il minimo previsto) sull’offerta facoltativa per quel che resta dei beni di Aeradria crea una certa apprensione. “Certo è che che vigileremo bene su tutti i prossimi passaggi, in fiduciosa attesa che venga prorogato l’esercizio provvisorio. Solo con questa condizione i sindacati potranno avanzare domanda per altri sei mesi di cassa integrazione, evitando quindi mobilità e licenziamenti. Ma siamo anche molto preoccupati per il fondo trasporto aereo, che potrebbe garantire l’80% di stipendi e cassa integrazione. Anche su questo ancora non abbiamo alcuna certezza”.
Valeria De Tommaso
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