Ravenna
09/luglio/2018 - h. 17.06
Da quella sparatoria del 16 maggio di tre anni fa nel parcheggio dell'ospedale è nata un'indagine che ha portato sei persone in carcere. E' l'operazione Amarcord: secondo i carabinieri di Ravenna c'era una banda di albanesi che portava eroina e cocaina dall'Est a Ravenna e da qua veniva diramata anche verso le altre province della Romagna e nel Ferrarese. A Rimini, in un parcheggio, avvenivano gli scambi con i clienti. In carcere sono finiti tre albanesi: uno di 42, uno di 47 e uno di 38 anni. La moglie, italiana, di uno di questi - 32enne - e due tunisini, uno di 37 anni e uno di 31. Tutti sono ritenuti responsabili a vario titolo di spaccio. Ci sono altre due persone coinvolte: uno è solo indagato, l'altro risulta essere al momento in Albania. In totale 26 i chili di droga sequestrati, venti dei quali si trovavano in un vero e proprio laboratorio di raffinazione ricavato in un appartamento a Lido di Classe.
La sparatoria, dunque: quei dieci colpi che erano stati sparati contro un 32enne albanese nel parcheggio dell'ospedale - e che non lo avevano colpito - erano un regolamento di conti nell'ambito del mercato della droga ravennate. Disaccordi sui pagamenti tra bande di albenanesi (fornitori) e tunisini (spacciatori) avevano dato origine alla diatriba. I carabinieri hanno anche ricostruito una mappa dei luoghi dello spaccio in città dove i giardini Speyer e la zona stazione emergono, insieme ad alcune zone lungo la Classicana, come luogo prediletto per la vendita. Il giro di affari è notevole - milionario per i carabinieri - e testimoniato dalle ingenti somme sequestrate. Sarebbero infatti stati ritrovati 39mila euro in contanti ritenuti frutto dell'attività di spaccio.
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